Sei punti che hanno cambiato il mondo dei disabili visivi: il codice di lettura e scrittura Braille.

Il codice Braille è il metodo di lettura e di scrittura per ciechi e ipovedenti ed avviene tramite l’utilizzo di simboli univoci, diffusi a livello mondiale. Ideato agli inizi del XIX secolo, prende il nome dal suo inventore, il non vedente francese Louis Braille. Per poter leggere e scrivere in Braille è ovviamente necessario uno studio approfondito dello strumento. È di fatto un codice basato su simboli definiti ed universalmente riconosciuti che indicano lettere dell’alfabeto, la punteggiatura, i numeri, i segni matematici e persino le note musicali. Il codice alfabetico alla base del Braille è composto da 6 punti disposti all’interno di un rettangolo ideale, in uno spazio che corrisponde a quello del polpastrello del dito indice. La combinazione dei punti è possibile in ben 64 modi differenti e permette alle persone con disabilità visiva di comunicare. Ad oggi sono disponibili in Braille testi di qualsiasi genere, dalla letteratura, alle materie scientifiche, a quelle umanistiche, ai testi per le scuole.

Louis Braille (Coupvray, 4 gennaio 1809 – Parigi, 6 gennaio 1852) è stato un inventore francese; ideò il codice Braille, che da lui prese il nome, utilizzato per la scrittura e la lettura dalle persone non vedenti. Suo padre, Simon-René Braille, era un sellaio; all’età di tre anni il piccolo Louis si infortunò all’occhio sinistro nell’officina paterna. A causa dell’estendersi dell’infezione perse la vista anche all’occhio destro e divenne cieco. A 10 anni vinse una borsa di studio alla Institution des Jeunes Aveugles (Istituto per giovani ciechi) a Parigi.

Si trattava di uno dei primi centri specializzati per persone non vedenti, ma le condizioni di vita non erano delle migliori. Alle persone non vedenti venivano insegnati diversi mestieri (come ad esempio impagliatore di sedie), ma venivano continuamente maltrattati dal personale. Ai ragazzi della scuola veniva insegnato a leggere con il metodo di Valentin Haüy che consisteva nel leggere attraverso il tatto i caratteri della stampa in nero, ma messi in risalto da un filo di rame posto sull’altro lato del foglio. Questo metodo però non permetteva alle persone non vedenti di scrivere.

Nel 1821 venne ispirato da una visita a scuola da parte di un militare, Charles Barbier de la Serre, che descrisse un metodo basato su dodici punti per scrivere messaggi in rilievo, metodo da lui proposto alle forze armate per i dispacci notturni.

Braille inventò il metodo basato su sei punti che porta ancora il suo cognome: Braille. Il beneficio più rilevante rispetto al metodo Haüy era che permetteva sia di leggere sia di scrivere, anche se la scrittura implicava un livello di difficoltà superiore alla lettura. Il codice Braille infatti deve venire scritto sulla faccia opposta della pagina, invertendo non soltanto la disposizione dei caratteri (da destra verso sinistra) ma anche la forma dei caratteri (con collocazione dei punti speculare rispetto a quella della lettura).

Più tardi ideò un’estensione del metodo per la matematica (Nemeth Braille) e per le note musicali (Codice musicale Braille).

Nel 1827 Louis divenne professore presso lo stesso istituto dove si era formato. Braille morì nel 1852, a Coupvray, di tubercolosi. Dal 1952 è sepolto presso il Pantheon a Parigi.

Il Braille consiste in simboli formati da un massimo di sei punti, disposti su una matrice 3 x 2 e con ciascuna casella solitamente della grandezza di circa 3 x 2 millimetri o più.

Tali punti possono essere impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa o di plastica, oppure essere riprodotti a rilievo su superfici plastiche o metalliche.

I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere riprodotti mediante una macchina detta "dattilobraille". Questa macchina è formata principalmente da sei tasti per cui ogni tasto imprime un punto sulla carta più il tasto spazio per separare le varie parole.

La scrittura non è semplice: il codice deve infatti essere tracciato sulla faccia opposta della pagina, invertendo non solo la disposizione dei caratteri ma anche la forma. Tutte le lettere sono scritte con la combinazione di 6 punti per cella che abbiamo descritto sopra. I punti sono disposti su due righe verticali di tre ed ogni lettera viene rappresentata da un solo punto o da diversi. Ad esempio le prime dieci lettere dell’alfabeto dalla A alla J sono composte esclusivamente da una combinazione dei quattro punti più in alto.

Alle dieci lettere successive viene invece aggiunto il punto in basso a sinistra alle dieci precedenti. Si procede con questo schema fino alla lettera T, perché le lettere seguenti sono formate aggiungendo entrambi i punti più bassi alle dieci lettere di partenza. Anche la punteggiatura segue la stessa logica, con la combinazione dei sei punti in una sola cella.

Ad esempio un singolo punto in basso a destra indica che la lettera che segue è maiuscola, mentre il punto è riconoscibile dal puntino in basso a destra e dai due della seconda fila. Ad oggi è possibile scrivere in Braille a mano (tramite punteruolo e tavoletta), attraverso apposite macchine dedicate o con speciali tastiere per computer che riproducono nei tasti la combinazione dei punti. In questo modo, al tatto, è possibile individuare la lettera corrispondente.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) quantifica in 285 milioni la popolazione con problemi visivi. Circa 39 milioni sono cieche, le restanti ipovedenti. In Italia circa il 2,2% della popolazione soffre di patologie legate alla vista, e lo 0,3% sono affette da cecità totale.

Da questi numeri è chiaro quanto sia importante poter contare su un sistema di lettura e scrittura condiviso a livello internazionale e che per questo può essere definito come una delle più grandi invenzioni della storia.

Ha infatti permesso ai soggetti disabili un livello di qualità della vita che probabilmente non si sarebbe mai raggiunto senza.

Sei punti che hanno cambiato il mondo dei disabili visivi: il codice di lettura e scrittura Braille.

Il codice Braille è il metodo di lettura e di scrittura per ciechi e ipovedenti ed avviene tramite l’utilizzo di simboli univoci, diffusi a livello mondiale.

Ideato agli inizi del XIX secolo, prende il nome dal suo inventore, il non vedente francese Louis Braille. Per poter leggere e scrivere in Braille è ovviamente necessario uno studio approfondito dello strumento.

È di fatto un codice basato su simboli definiti ed universalmente riconosciuti che indicano lettere dell’alfabeto, la punteggiatura, i numeri, i segni matematici e persino le note musicali.

Il codice alfabetico alla base del Braille è composto da 6 punti disposti all’interno di un rettangolo ideale, in uno spazio che corrisponde a quello del polpastrello del dito indice.

La combinazione dei punti è possibile in ben 64 modi differenti e permette alle persone con disabilità visiva di comunicare.

Ad oggi sono disponibili in Braille testi di qualsiasi genere, dalla letteratura, alle materie scientifiche, a quelle umanistiche, ai testi per le scuole.

Louis Braille (Coupvray, 4 gennaio 1809 – Parigi, 6 gennaio 1852) è stato un inventore francese; ideò il codice Braille, che da lui prese il nome, utilizzato per la scrittura e la lettura dalle persone non vedenti. Suo padre, Simon-René Braille, era un sellaio; all’età di tre anni il piccolo Louis si infortunò all’occhio sinistro nell’officina paterna. A causa dell’estendersi dell’infezione perse la vista anche all’occhio destro e divenne cieco. A 10 anni vinse una borsa di studio alla Institution des Jeunes Aveugles (Istituto per giovani ciechi) a Parigi.

Si trattava di uno dei primi centri specializzati per persone non vedenti, ma le condizioni di vita non erano delle migliori. Alle persone non vedenti venivano insegnati diversi mestieri (come ad esempio impagliatore di sedie), ma venivano continuamente maltrattati dal personale. Ai ragazzi della scuola veniva insegnato a leggere con il metodo di Valentin Haüy che consisteva nel leggere attraverso il tatto i caratteri della stampa in nero, ma messi in risalto da un filo di rame posto sull’altro lato del foglio. Questo metodo però non permetteva alle persone non vedenti di scrivere.

Nel 1821 venne ispirato da una visita a scuola da parte di un militare, Charles Barbier de la Serre, che descrisse un metodo basato su dodici punti per scrivere messaggi in rilievo, metodo da lui proposto alle forze armate per i dispacci notturni.

Braille inventò il metodo basato su sei punti che porta ancora il suo cognome: Braille. Il beneficio più rilevante rispetto al metodo Haüy era che permetteva sia di leggere sia di scrivere, anche se la scrittura implicava un livello di difficoltà superiore alla lettura. Il codice Braille infatti deve venire scritto sulla faccia opposta della pagina, invertendo non soltanto la disposizione dei caratteri (da destra verso sinistra) ma anche la forma dei caratteri (con collocazione dei punti speculare rispetto a quella della lettura).

Più tardi ideò un’estensione del metodo per la matematica (Nemeth Braille) e per le note musicali (Codice musicale Braille).

Nel 1827 Louis divenne professore presso lo stesso istituto dove si era formato. Braille morì nel 1852, a Coupvray, di tubercolosi. Dal 1952 è sepolto presso il Pantheon a Parigi.

Il Braille consiste in simboli formati da un massimo di sei punti, disposti su una matrice 3 x 2 e con ciascuna casella solitamente della grandezza di circa 3 x 2 millimetri o più.

Tali punti possono essere impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa o di plastica, oppure essere riprodotti a rilievo su superfici plastiche o metalliche.

I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere riprodotti mediante una macchina detta "dattilobraille". Questa macchina è formata principalmente da sei tasti per cui ogni tasto imprime un punto sulla carta più il tasto spazio per separare le varie parole.

La scrittura non è semplice: il codice deve infatti essere tracciato sulla faccia opposta della pagina, invertendo non solo la disposizione dei caratteri ma anche la forma. Tutte le lettere sono scritte con la combinazione di 6 punti per cella che abbiamo descritto sopra. I punti sono disposti su due righe verticali di tre ed ogni lettera viene rappresentata da un solo punto o da diversi. Ad esempio le prime dieci lettere dell’alfabeto dalla A alla J sono composte esclusivamente da una combinazione dei quattro punti più in alto.

Alle dieci lettere successive viene invece aggiunto il punto in basso a sinistra alle dieci precedenti. Si procede con questo schema fino alla lettera T, perché le lettere seguenti sono formate aggiungendo entrambi i punti più bassi alle dieci lettere di partenza. Anche la punteggiatura segue la stessa logica, con la combinazione dei sei punti in una sola cella.

Ad esempio un singolo punto in basso a destra indica che la lettera che segue è maiuscola, mentre il punto è riconoscibile dal puntino in basso a destra e dai due della seconda fila. Ad oggi è possibile scrivere in Braille a mano (tramite punteruolo e tavoletta), attraverso apposite macchine dedicate o con speciali tastiere per computer che riproducono nei tasti la combinazione dei punti. In questo modo, al tatto, è possibile individuare la lettera corrispondente.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) quantifica in 285 milioni la popolazione con problemi visivi. Circa 39 milioni sono cieche, le restanti ipovedenti. In Italia circa il 2,2% della popolazione soffre di patologie legate alla vista, e lo 0,3% sono affette da cecità totale.

Da questi numeri è chiaro quanto sia importante poter contare su un sistema di lettura e scrittura condiviso a livello internazionale e che per questo può essere definito come una delle più grandi invenzioni della storia.

Ha infatti permesso ai soggetti disabili un livello di qualità della vita che probabilmente non si sarebbe mai raggiunto senza.

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